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Théodore Géricault (Rouen 1791 - Parigi 1824)

Cinque cavalli visti dalla groppa

olio su cartone, cm 46,7 x 72,7
Sul retro, di mano dell’artista, studio a matita nera e rialzi di biacca con La morte di Ippolito

€ 180.000 - € 250.000

Venduto per € 207.600

Note:
PROVENIENZA: Milano, collezione privata. Il lotto è offerto con Attestato di Libera Circolazione in corso di validità. La presente opera, inedita, è stata fatta risalire dal dott. Bruno Chenique agli anni 1811-1812, dunque al periodo di formazione dell’artista immediatamente precedente alla partecipazione di Géricault al Salon del 1812 con l’Ufficiale dei cavalleggeri della Guardia imperiale alla carica, opera che costituisce il suo primo vero successo. Secondo il dott. Chenique infatti, è a questa datazione che andrebbe riportata anche la serie di studi di groppe di cavallo, di cui l’esempio più celebre sono le tele Cinque cavalli visti dalla groppa dentro una scuderia custodito al Louvre e le Ventiquattro groppe di collezione privata custodito a Fontainbleau (1). Mentre Lorenz Eitner (2) e Germain Bazin (3) li datano al 1813-1814, quindi dopo l’esperienza maturata con l’Ufficiale dei cavalleggeri, per Chenique la datazione è da rivedere, in quanto basata su una fonte non del tutto attendibile, ovvero Charles Clément, autore del primo catalogo di Géricault apparso sotto forma di articoli tra 1866 e 1867 poi raccolti e arricchiti nel 1879 (4). Clément disponeva, infatti, di racconti frammentari e parziali riguardo ai primi anni di formazione di Géricault, pittore per il quale appare comunque difficile individuare una cronologia certa e univoca sia per il suo metodo di lavoro che per l’abitudine a non firmare né datare i propri lavori. La fonte più antica, la nota biografica contenuta nella Biographie universelle et portative des contemporains del 1830 (5), dunque con Géricault ancora in vita, avvalora al contrario la datazione proposta da Chenique. Al di là della data proposta dai vari studiosi nel corso degli anni, ciò che è certo in quanto confermato da varie fonti è il luogo dove Théodore Géricault si sarebbe recato per eseguire i suoi studi su cavalli, ovvero le scuderie della caserma di Courbevoye, nei pressi di Versailles. Lì Géricault si sarebbe dedicato ai suoi studi dal vero, realizzando schizzi a carboncino e ad olio tra cui per l’appunto le Groppe, incluso dunque l’olio su cartone qui presentato. Con essi l’artista sembra cercare un modo di trasformare la raffigurazione di un cavallo, fino a quel momento piuttosto idealizzata, in un vero e proprio ritratto che immortali le caratteristiche vive del singolo animale. In questa ricerca appare forte l’influenza del primo maestro di Géricault, Carle Vernet, nel cui studio era entrato nel 1808. Con Carle e suo figlio Horace il giovane Géricault condivise la passione per i cavalli, passione che purtroppo finì per essergli fatale quando, nel 1824, una caduta da cavallo trascurata, unita ad una malattia venerea, lo portarono ad una lenta e dolorosa morte. Nonostante i pochi anni passati nel suo studio Géricault rimase comunque legato alle opere del suo primo maestro, che continuò a copiare per motivi di studio anche più avanti. Gli studi sulle Groppe sarebbero dunque stati eseguiti all’indomani del passaggio di Géricault dallo studio di Carle Vernet a quello di Pierre-Narcisse Guérin, da cui uscì anche Eugène Delacroix, amico e fervente ammiratore di Géricault. Secondo il dott. Chenique, la nostra opera andrebbe considerata come “una delle prime” di “questa importante serie di groppe di cavallo nella scuderia che ha cominciato presso Guérin” (6). A differenza delle altre opere ambientate all’interno di una scuderia però, Cinque cavalli visti dalla groppa è immersa in un esterno, per quanto raccolto all’ombra degli alberi. Gli animali sono probabilmente intenti ad abbeverarsi ad una fonte per noi invisibile, in un “sottobosco, in piena natura, il sole che colpisce dolcemente” il loro dorso (7). A destra, in primo piano, su un albero vi è un pannello di legno che riporta questa iscrizione poco leggibile: “La Rivière / [parola illeggibile] cheva[ux]”. “Questo spazio permette a Géricault di dimenticare i dettagli aneddotici per focalizzarsi sulla resa pittorica di una groppa o di un petto, utilizzando una ‘profonda restrizione dell’insieme, accentuata dal gioco dei neri e dei marroni che denotano tanto i cavalli quanto le ombre e gli sfondi’” (8). Una resa pittorica fondata su “tocchi rapidi, fluidi e spessi”, perfetti per rendere la lucidità di un manto ben strigliato e la matericità dei crini spazzolati. L’analisi realizzata dalla società Lumiere Technology di Parigi con l’innovativa tecnica del Layer Amplification Method (LAM), recentemente applicata anche sulla Monna Lisa di Leonardo da Vinci, ha evidenziato una serie di piccoli ma significativi ripensamenti nella composizione: così uno dei rami in alto a destra doveva probabilmente essere stato concepito inizialmente come una trave di una rastrelliera, lasciando immaginare un’ambientazione differente, forse all’interno di una scuderia. Analogamente, la testa del cavallo baio bruno all’estrema destra che ora guarda verso lo spettatore inizialmente era invece rivolta verso gli altri destrieri, mentre è stata cancellata la testa di un cavallo che si trovava tra il primo e il secondo da sinistra, con il probabile scopo di “attirare l’attenzione su questa collezione di groppe dai colori così diversi e vivacemente colpiti dal sole”, che viene appunto da sinistra (9). Anche il retro del dipinto appare molto interessante all’interno del percorso artistico di Géricault, in quanto raffigura La morte di Ippolito, soggetto classico ripreso dalla tragedia di Racine del 1677 Phèdre (Atto V, scena 6). Realizzato con pochi tratti di carboncino, il “vigoroso” disegno ritrae Ippolito riverso a terra, ancora per metà sul cocchio rovesciato per l’imbizzarrirsi della coppia di cavalli spaventati dal mostro marino raffigurato sulla destra. Il dott. Chenique vi ravvisa l’influenza di due modelli di medesimo soggetto, un dipinto di Rubens e un’incisione del suo maestro Carle Vernet (10). Chenique segnala la presenza nel Museo di Montpellier di un piccolo olio su tela giunto dopo il 1876 come opera autentica di Géricault e la cui autografia è stata più recentemente respinta da Philippe Grunchec (11) e Germain Bazin (12). Indipendentemente dall’autenticità o meno di detta opera, sulla quale il dott. Chenique sospende il giudizio non avendo avuto ancora modo di esaminarla direttamente, il presente bozzetto appare dimostrazione dell’interesse di Géricault per questo soggetto tragico e può essere accostato “in maniera affatto convincente” su base stilistica al disegno custodito a Ginevra nella collezione Jean Bonna e conosciuto come Studio per La Corsa dei cavalli liberi, la Mossa (13). L’opera sarà inclusa in Catalogue raisonné des tableaux de Théodore Géricault attualmente in preparazione a cura di Bruno Chenique. 1. Bruno Chenique, Un tableau inédit de Théodore Géricault. Cinq chevaux vus par la croupe. Une étude par Bruno Chenique, Parigi 2014, pp. 12-15 2. Lorenz Eitner, Géricault, sa vie, son œvre, Parigi 1991, pp. 47-50 3. Germain Bazin, Théodore Géricault. Étude critique, documents et catalogue raisonné, tomo III, La gloire de l’Empire et la Première Restauration, Parigi 1989, p. 17 4. Charles Clément, “Gericault (premier article)” in Gazette des Beaux-Arts, tomo XXII, 1867, pp. 229-230 e Géricault. Étude biographique et critique avec le catalogue raisonné de l’œvre du maître, Parigi 1879, pp. 16-17 5. Anonimo [Louis-François L’Heritier], “Gericault (Jean-Louis-Théodore-André)” in Biographie universelle et portative des contemporains, Parigi 1830, tomo II, pp. 1861-1863 6. Chenique, 2014, p. 16 7. Chenique, 2014, p. 15 8. Chenique, 2014, p. 16 che cita Jean Clay, Le Romantisme, Parigi 1980, p. 306 9. Chenique, 2014, p. 16 10. Chenique, 2014, p. 17 11. Philippe Grunchec, Tout l’œvre peint de Gericault, Parigi 1978, p. 137, n. A 98 (ill.) 12. Germain Bazin, Théodore Géricault. Étude critique, documents et catalogue raisonné, tomo II, L’œvre, période de formation, Parigi 1987, p. 508, n. 539 (ill.) 13. Bazin, tomo II, 1987, p. 242 fig. 199 e Germain Bazin, Théodore Géricault. Étude critique, documents et catalogue raisonné, tomo IV, Le voyage en Italie, Parigi 1990, p. 189 n. 1339 (ill.)

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Lotto numero 330, Dipinti Antichi e Arte del XIX secolo Asta 151 e 152


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