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Carlo V

Documento sottoscritto

Documento di una pagina in 2°, 300 x 340 mm., vergato in latino su 14 linee di testo in elegante cancelleresca, datato Valladolid 20 marzo 1537 e indirizzato ad Andrea Doria (Andrea de Auria), qualificato come “Principe et Mari Mediterraneo Capitaneo nostro”, e sottoscritto in calce con grande firma Carolus. Sotto l’indicazione “Ad mandatum Caesarea et Catholica Maestatem proprium”, sottoscritto “Obernburger”. Al verso grande sigillo a secco di Carlo V e al margine esterno (staccato) piccolo sigillo in ceralacca rosso consunto. Piccoli strappetti marginali e 4 fori al centro a distanze regolari, probabile traccia di filza, mentre la scrittura retrostante in parte ossidata ha lievemente imbrunito il recto sulla parte finale del documento.

€ 5.000 - € 7.000

Venduto per € 6.250

Note:
Un rapporto intenso, profondo e unico, legò l'imperatore sulle cui terre non tramontava mai il sole e il comandante della flotta spagnola nel Mediterraneo. Il legame stretto iniziato nel 1528 fra un giovane imperatore e un ammiraglio già sessuagenario doveva durare fino alla morte. Doria entrava così nella "grande storia" del suo secolo: come interprete sul mare della politica imperiale e come signore di Genova. L'uomo grave e appassionato che fu Carlo V non manifestò mai dubbi di sorta nei confronti del suo ammiraglio. Il presente atto va letto come conferma del ruolo cruciale che Carlo V aveva da sempre affidato ad Andrea Doria, in un momento in cui l’avanzata Turca metteva seriamente a rischio la stabilità politica del Mediterraneo. Nel 1534 il Barbarossa assumeva il comando della flotta mussulmana: alleato coi Francesi, saccheggiava indisturbato l'Italia meridionale e conquistava Tunisi. A questo punto l'imperatore reagì e nel '35 organizzò la liberazione di Tunisi, senza riuscire però a catturare Barbarossa che sfuggì alla sorveglianza di Adamo Centurione. Nel 36 Andrea Doria era impegnato in Provenza; nel ‘37 i Veneziani invasero Corfù e poi conquistarono le Cicladi: Doria, forte di trentadue galere, sconfisse dodici galere turche ma il prezzo pagato fu molto alto. Nel '38 lo scacco della Prevesa: la lega antimussulmana, forte dell'appoggio veneziano, si dissolse in una parodia di battaglia che inaugurò l'egemonia mussulmana sul Mediterraneo. Ormai la sproporzione delle forze era evidente: Andrea Doria in una relazione del 1539 sostenne che per contrastare il Turco occorrevano duecentocinquanta galere e a questo fine era necessaria l'alleanza con Venezia. “...Iuramentum in manus suas praestaret: prout ex privilegio nostro illi concesso satius videbis, ea propter tibi committimus, et plena potestate concedimus, ut nostro nomine et vice,...iuramentum iuxta forma in eisdem litteris et privilegio nostra expressa a presento Ritio recipias, atque eo recepto ipsum nostra auctoritate, per ictum gladii de presento ordine et dignitate militari investias. et consueta illi ornamenta conferas et tradas, prout moris est. (...)”. Una grande testimonianza di fiducia, in un atto che concede ad Andrea Doria pieni poteri operativi e decisionali.

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Lotto numero 18, Libri Autografi Stampe &8211 Asta 122


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