La stagione di Erasmo e Lutero, e di Alberto Pio, i punti di contatto e di incolmabile distanza del loro pensiero; i grandi temi culturali e religiosi, indissolubili da quelli politici. Tutto questo è condensato nella presente opera, scritta a conclusione dell’aspra polemica che aveva opposto Erasmo da Rotterdam ad Alberto Pio di Carpi, fin oltre la morte del principe. Le accuse di vicinanza a Lutero ed all’eresia, il fitto scambio di corrispondenza a distanza fra i due: Alberto Pio aveva inviato ad Erasmo un trattatello in cui accusava l’umanista olandese di essere stato causa prima della rivolta luterana. Erasmo non gli aveva risposto ed Alberto qualche tempo dopo aveva dato alle stampe a Parigi il suo scritto: “Siamo in grande pericolo – scrive Erasmo da Rotterdam all’amico Herman Phrysius il 25 febbraio 1529 – speriamo che Dio porti a buon fine questa faccenda. Il tuo amico di Carpi ha stampato il suo libro a Parigi, avrebbe provveduto meglio al suo nome se l’avesse lasciato nel cassetto. Noi abbiamo risposto con un’operetta scritta in 6 giorni. Il gioco è degenerato in una lite”. Il botta e risposta fra Erasmo e “il Carpi” prosegue anche nel 1530 e coinvolge i dottori della Sorbona e i dotti del tempo.