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Lidel

La rivista femminile “Lidel” nacque nel maggio del 1919, in un contesto molto florido per l’editoria italiana, che aveva fatto di Milano la sua capitale indiscussa. La rivista di lusso era un mezzo di diffusione dell’alta moda e faceva riferimento ad un pubblico di tutt’altra tipologia rispetto al rotocalco, ad una donna il cui alto tenore di vita garantiva un certo grado di libertà culturale e sociale, e di spesa. “Lidel” può essere iscritta a questo filone di stampa; anzi, si può affermare che ne rappresenti un caso emblematico. Sua battagliera fondatrice fu Lydia De Liguoro, giornalista che ne rimase a capo fino al 1923, quando passerà alla guida di un’altra importante testata del periodo, “Fantasie D’Italia”, voce ufficiale della Federazione nazionale fascista dell’industria dell’abbigliamento. Il titolo della testata, “Lidel”, era un acronimo degli argomenti che i lettori avrebbero trovato all’interno: Letture, Illustrazioni, Disegni, Eleganze, Lavoro. La moda, quindi, costituiva soltanto una delle tante tematiche trattate e discusse nelle pagine del giornale, che si proponeva di dare spazio ad argomenti anche più impegnativi. Un cambiamento di rotta importante avvenne nel 1927, quando a guidare il periodico subentrò Gino Valori. L’avvicendamento ai vertici di “Lidel” fu contemporaneo a un richiamo all’ideologia fascista sempre meno celato. Ed è così che, in più di un articolo, troviamo citati i vari enti creati dal fascismo o l’Opera del Dopolavoro, oppure si elogia la bravura del governo, che è stato in grado di rivitalizzare diversi settori italiani, come quello, appunto, dello sport.

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