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Due lettere autografe firmate

“Io sono detentuto in Polizia da 33 giorni per aver scritta la verità. Come lo Schulz [filologo tedesco, Enrico Guglielmo Schulz] ignora ciò e potrebbe mandarmi per la posta la sua vita di Giacomo, ch’io non amo che mi sia trattenuta, ti prego d’avvertirlo subito che non mi scrivi e non mi mandi libri per la posta…ma solo per occasioni particolari. (…) Scusa se mi sono ardito di scriverti, cosa che ho fatto perché potevo farlo senza saper d’alcuno, e perché la causa della mia detenzione è pubblica quanto è pubblico un libro stampato e letto.” L’occasione è nota: visitando a Napoli l’ospizio degli orfanelli, nel 1839 Ranieri scrisse il romanzo Ginevra o l’orfanella della Nunziata, nel quale svelava i gravi abusi perpetrati in quell’ospizio di trovatelli, suscitando così l’odio della polizia. Per questo dovette scontare 45 giorni di carcere, mentre il romanzo immediatamente sequestrato, ebbe un’enorme circolazione clandestina. Nella successiva missiva chiede conferme circa la voce circolante della morte di Monaldo Leopardi e domanda dello stato di salute di Matteo Antici, e chiude con una frase dal sapore enigmatico, “Taci con tutti delle opere del nostro immortale defunto”, forse un riferimento alla progettata edizione di tutte le opere di Giacomo, uscite per i tipi Le Monnier nel 1845 a sua curatela.

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