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De gli habiti antichi, et moderni di diuerse parti del mondo libri due, fatti da Cesare Vecellio

Il primo trattato sistematico sull’estetica del vestire, qui in PRIMA EDIZIONE in splendido esemplare di ILLUSTRE PROVENIENZA. Poliedrico artista, cugino di Tiziano, Vecellio percorre un itinerario che partendo dall’epoca romana giunge fino al Rinascimento, non rinunciando all’indagine sui costumi tradizionali e la loro origine e rappresentando anche regioni lontane nel mondo. Tra le due edizioni cinquecentesche, quella che appare più interessante e utile agli studiosi del costume è sicuramente la prima: infatti in questa il commento che accompagna le immagini dei singoli abiti è più ampio e dettagliato, e presenta non solo precise e puntuali descrizioni dell’abito, in cui vengono spiegate con termini specifici le diverse tipologie e i tessuti, ma anche numerosi excursus sui più vari argomenti con digressioni che riguardano la storia, la geografia e la società dei luoghi e delle città in cui l’abito viene portato; in più sono segnalate le usanze, i comportamenti e gli stili di vita delle categorie di persone e delle popolazioni prese in esame, anticipando quasi gli studi etnografici. La prima edizione inoltre è arricchita da un’ampia introduzione all’opera, il Discorso sopra gli habiti antichi e moderni, origine, mutatione e varietà di quelli, una storia generale del costume, in cui vengono focalizzate la sua evoluzione e diversificazione. Gli Habiti appartengono al genere dei repertori di moda e delle raccolte di costumi, che ottennero un incremento a partire dalla metà del Cinquecento. Scopo di questi testi era quello di presentare e illustrare i costumi del mondo, in un secolo in cui si diffuse lo spirito di conoscenza e curiosità avviato grazie alle nuove scoperte geografiche, e che trovò riscontro proprio con la pubblicazione di questi testi. Le immagini stampate svolgevano un ruolo importante per veicolare la conoscenza dei costumi dei paesi lontani. I molti testi, pubblicati a Venezia e in altre città (soprattutto Parigi e Anversa), come quello di Enea Vico, Francois Desprez, Jan Jacques Boissard, Jost Amman o Ferdinando Bertelli, presentavano le illustrazioni dei costumi indossate dalle diverse popolazioni e per il pubblico di allora rappresentavano una sorta di “gabinetto di curiosità” a portata di mano, soprattutto per quanto riguardava i personaggi esotici.Se nelle precedenti raccolte l’immagine prevaleva sulla scrittura (erano presenti al massimo brevi didascalie o quartine), la novità principale degli Habiti è quella di offrire al pubblico un opera che associa l’immagine dell’abito a un discorso scritto allargato alle dinamiche della storia. Come viene specificato nel sottotitolo, i discorsi da lui dichiarati delineano e forniscono la storia degli abiti, sotto più sfaccettature. Ecco che al centro di quest’opera ci sono la rappresentazione e la descrizione di ciascun abito, in un connubio di parola e immagine, incisione e moda. Il risultato è quello di aver tracciato una storia del costume, un’indagine completa e articolata, a 360 gradi, sulla realtà dell’abbigliamento, perché l’autore non si limita a descrivere gli abiti raffigurati nell’incisione, ma si sofferma sull’origine di un particolare vestito, sulla sua evoluzione e cambiamento, insomma le tappe più significative della sua storia.

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