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Taccuino di bottega

Il volume è opera di un maestro argentiere romano, deduzione cui si arriva sia studiando i disegni, riconducibili ad una grande bottega di argentieri romani, che per alcuni termini dall’inequivocabile inflessione dialettale (“robba”, “peciarola” etc.); si tratta di un taccuino di lavoro, strumento di quotidiana consultazione e punto di riferimento per la tecnica di esecuzione delle opere, la realizzazione dei dettagli tecnici e i modelli rappresentati da schizzi e bozzetti. Il maestro argentiere spiega: il “Segreto per colorire la robba indorata…Per smacchiare il dorato… per eseguire la “patina verde ad uso antico…” o il “metodo per fondere in Loto per esempio una statuina. Pagina dopo pagina si svelano i segreti del mestiere, facendo riferimento a tecniche anche usate dai colleghi. Le tecniche e gli strumenti di lavoro citati nel testo sono legati alla tradizione più antica della lavorazione dell’argento e dei metalli, mentre la tipologia e il gusto delle opere raffigurate delimitano l’arco cronologico al 1740-’90, anni nei quali lo stile dell’argenteria segue più indirizzi, ispirandosi da una parte ancora al gusto barocco e dall’altro aprendosi all’avvento del neoclassicismo. Non vengono trascurati gli aspetti economici legati all’attività della bottega, con indicazioni sui costi delle opere, sul loro peso e sulla lavorazione più o meno lineare. Il testo con le indicazioni tecniche è poi corredato da un gruppo di disegni e bozzetti, in parte illustrazioni al testo, altre idee e spunti per la realizzazione di oggetti sia sacri che civili. Nelle prime pagine troviamo una serie di disegni all’antico: are, vasi, particolari di bassorilievi, lampade, lucerne, caffettiere, zuppiere, candelabri, ostensori, reliquiari, calici etc. Il taccuino continuerà ad essere utilizzato nella bottega con il medesimo criterio di appunti e disegni, nel corso del tempo, con sporadiche annotazioni databili al XIX e addirittura XX sec., giusta la grafia. Dalla sua analisi emerge un aspetto interessante: la distanza tra il maestro argentiere e l’artista si è ormai assottigliata. Alla dimensione manuale e tecnica. di altissimo artigianato, si è ormai affiancata la fase progettuale dell’opera, la sua ideazione: colui che esegue l’ostensorio o l’incensiere, che spiega come fondere una statuina o realizzare un bassorilievo è anche colui che lo pensa e lo disegna. Il volume è stato esposto nella mostra Ori e Argenti Capolavori del ‘700 da Arrighi a Valadier, Urbino 4 aprile – 14 ottobre 2007, e accuratamente descritto nel relativo catalogo (Milano, Skyra, 2007) alle pp.76-79.

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