Nel primo fogli di guardia, purtroppo lacunoso, si legge di mano settecentesca: “1472 Sixto 4° Pontifice Max. Franc.co de Conti de Pavia Notarius Consilia celebrata in Palatio Mercatelli anni 1472 usque 1474.” Alla c.1 inizia il testo: “Liber sive quinternus reformationum comunis et populi magnifici civitatis Balneoregij. Continens in se Congregationes, Consiliorum, Prepostitiones, Arrenghationes, Reformationes, Exemptiones, fidas (…).” In fine della carta il signum notarile del notaio imperiale che ha redatto il documento. Il consiglio era detto dei quaranta (Quadraginta) e si riuniva in Palazzo Mercatello, antica sede comunale collocato nella sella morfologica su cui è ora ubicato il ponte che conduce a Civita di Bagnoregio. Le decisioni prese riguardano materie diversissime tra loro, alcune elencate nell’indice settecentesco in fine volume: carbonara, vendemmia, permesso di legnare, bestiame, confini di Viterbo, macello, lanificio, pizzicheria, festa dell’Assunta, confini con Orvieto e Bolsena etc. Il codice si colloca in un periodo felice per la storia della città: tra il 1467, anno della riconciliazione tra le diverse componenti della famiglia Monaldeschi della Cervara che avevano a lungo tiranneggiato sul territorio, e il 1494, anno in cui i bagnoresi si opposero coraggiosamente all’entrata in città del re di Francia Carlo VIII diretto con il suo esercito a Napoli per occuparla. Un periodo in cui, come si evince dal documento, un collegio di quaranta rappresentanti capitanati da Priori si riuniva pacificamente per deliberare sulle questioni più urgenti della città.Si tratta di un documento che, per l’epoca e la vastità degli argomenti trattati, riveste un sicuro interesse per la storia di Bagnoregio e del territorio viterbese.