Una delle più celebri tragedie di Aretino, in esemplare perfetto di illustre provenienza: la biblioteca dell’illustre bibliofilo e libraio Giuseppe Martini.“L’Orazia….si presenta come il caso estremo del progressivo accrescimento di cura e di letteraria vigilanza dell’Aretino. Sulla traccia del racconto liviano, l’autore realizzò la tragedia della orazia Clelia innamorata di uno dei Curiazi e perciò lacerata tra gli affetti familiari e di patria e la passione amorosa. Così’ dopo la lotta dei campioni di Alba e di Roma, durante il trionfo del fratello superstite, ella manifesta tutto il suo dolore quando vede e riconosce tra le spoglie dei vinti una veste da lei stessa tessuta per l’amato. E quel dolore offende il fratello, l’Orazio vincitore, fino a spingerlo ad uccidere la fanciufla, con l’approvazione del fiero padre, il vecchio Publio. Un dibattito sul gesto omicida, l’assoluzione dell’Orazio condizionata ad un atto d’umiliazione chiudono la tragedia. Essa, nel contrasto dei sentimenti di Clelia e d’Orazio, nella difesa impetuosa dei diritti dell’amore di fronte ai ferrei sentimenti civili della patria e dello Stato, rappresenta uno dei punti d’arrivo più notevoli dell’arte aretiniana.” G.Innamorati, sub vocis, Dizionario Biografico on line.