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169

Marco Palmezzano

Forlì 1459-1539

Dio Padre benedicente tra cherubini

God Father with Cherubs
tempera on panel, 100 x 197,5 cm
This lot is notified by Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo

€ 60.000 - € 80.000

Lot not sold

Notes:
Inedito e di provenienza privata, il dipinto offerto nel lotto si pone come uno dei massimi esempi della maturità artistica di Marco Palmezzano, databile tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento. Per la composizione, il soggetto e la forma a lunetta, l'opera era sicuramente posta alla sommità di una pala d’altare o di un polittico oggi non più identificabile. Dio Padre si staglia contro un cielo di pura luce, privo di riferimenti prospettici. Avvolto in ampi e solenni panneggi dalle pieghe nette e scultoree, è circondato da Cherubini le cui ali dai colori accesi sono rese con tecnica calligrafica. La composizione trova un riscontro puntuale in diverse opere del pittore forlivese eseguite sul finire del XV secolo, in particolare con la lunetta, raffigurante il medesimo soggetto, della pala eseguita per il Convento delle Micheline e oggi conservata a Faenza, Pinacoteca Comunale. Vi si ritrovano le stesse spezzature geometriche dei panneggi, dai cangiantismi quasi metallici, di ascendenza mantegnesca, unite alla dolce e vibrante luminosità atmosferica della pittura veneta di primo Rinascimento, le cui opere Palmezzano poté conoscere durante il soggiorno veneziano antecedente al 1495 (Marco Palmezzano: il Rinascimento nelle Romagne, catalogo della mostra, Forlì, Musei in San Domenico, 4 dicembre 2005 - 30 aprile 2006, Cinisiello Balsamo 2005, cat. 21). Un altro interessante confronto può essere stabilito con la lunetta raffigurante Dio Padre benedicente tra i Cherubini, oggi conservata a Roma, Galleria Spada, databile ai primi anni del Cinquecento. Anche qui il solido impianto spaziale derivato da Melozzo da Forlì, maestro e collaboratore di Palmezzano, si coniuga con la morbida luce e la resa atmosferica tipica della pittura veneta (ibid., cat. 39). Marco Palmezzano fu allievo e collaboratore di Melozzo, da cui riprese la salda impostazione monumentale e prospettica della figure. Con il suo maestro partecipò alla decorazione della Cappella del Tesoro della Santa Casa a Loreto, e alla realizzazione degli affreschi nell’abside di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Influenzato dal gusto antiquario e dalla scoperta degli affreschi della Domus aurea neroniana all'Esquilino, come tutti gli artisti del suo tempo, il pittore seppe elaborare un linguaggio nuovo e moderno, memore dell'antico, rivestendo le sue architetture dipinte di decori a grottesche. A Roma entrò in contatto con la pittura di Antoniazzo Romano, da cui ereditò il solido impianto spaziale e la scansione compositiva delle figure. Rientrato a Forlì, nel 1493-94 collaborò con Melozzo alla decorazione della Cappella Feo nella Chiesa di San Biagio. Intorno al 1495 risale il suo soggiorno a Venezia, a quell'anno infatti si data un contenzioso legale con i suoi due fratelli che poi si conclude con l'assegnazione degli arredi di un'abitazione a Venezia, dove il pittore doveva aver soggiornato in precedenza. Seppure non sia supportata da opere documentate la sua presenza a Venezia rappresenta un episodio fondamentale per lo sviluppo della sua autonoma personalità artistica. Nella città lagunare entrò in contatto con la pittura di Giovanni Bellini e Cima da Conegliano, da cui seppe far suo, in un linguaggio personale, il gusto per il paesaggio e la resa atmosferica delle luce. Sul dipinto sono state condotte in fase di preparazione del catalogo indagini diagnostiche a cura dello studio Emmebi Diagnostica Artistica, in particolare la riflettografia IR. Le riprese riflettografiche hanno evidenziato l'altissima qualità del disegno, mostrando la presenza di un underdrawing eseguito a pennello, che definisce profili e ombreggiature. Sono stati usati, come è evidente, cartoni in controparte per la maggior parte delle teste dei cherubini. L’infrarosso non ha mostrato tracce di spolvero, lasciando ipotizzare che il disegno sia stato trasferito tramite ricalco. Il chiaroscuro è ottenuto con brevi e liquide pennellate ad andamento prevalentemente obliquo (dall’alto a destra verso il basso a sinistra) e, nelle ombre più scure, con una tessitura incrociata. Il dipinto è soggetto a notifica da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo ai sensi del D.Lgs. n. 42 del 22 Gennaio 2004.

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Lot number 169, Old Master Paintings and 19th Century Art Auction 131 and 132


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