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[Duca di Urbino - Gubbio - Pesaro]

Lettere e dispacci

Insieme di 40 tra lettere e dispacci indirizzati al Duca di Urbino o al suo luogotenente, in relazione all’amministrazione delle città di Gubbio e Pesaro, fine sec.XVI metà sec.XVII, varie misure e lunghezze, tutte conservate entro cartelline di plastica raccolte in un album in pelle bordeaux.

€ 1.200 - € 1.600

Venduto per € 1.250

Note:
Pesaro 11 gennaio 1574: “Luogotenente, ci vien ditto che alchuni gioveni in buono numero di cotesta citta senza rispetto delle cose del Reverendo Cardinale di Cesi andorno a caccia nella Bandita sua della Caprara luogo della sua Abbadia di Valdipote, et con tutto che fussero avertiti...”. Pesaro, 20 dicembre 1574: “Girolamo Ranocchia deve dare qui alli Sabbatini da trenta scudi in circa per denari havuti da loro, de’ quali...et che per quanto ci viene detto va differendo il pagamento...et acciò la giustitia habbi il luogo suo...” Pesaro, 16 febbraio 1574: “Le figliuole di messer Giovanni Balenzoni della sua città di Ugubbio espongano humilmente a V.E. Ill.ma ...Il detto M.re Giovanni loro patre mentre fu in vita essendo muratore fabrica una casa a un Lippo de Pagella del medesimo luogo occorse poi che venne a morte restando creditore del medesimo Lippo in certa somma de denari, et lasciando dopo se tre figliuole femene e cioè esse oratrici senza cosa alcuna al mondo. Le quali havendo recercato detto Lippo...”. Il tono di tutte le comunicazioni è pressocché sempre lo stesso: questioni legali, cause, ricorsi, richieste di giustizia, sanatorie, tutto il panorama immaginabile legato alla gestione del territorio. Dalla fine del Trecento Gubbio si consegnè spontaneamente ai Montefeltro, duchi di Urbino, perdendo così il titolo di libero comune, ma ottenendo un lungo periodo di tranquillità. I Montefeltro, signori amanti dell'arte, restituirono a Gubbio i privilegi e gli ordinamenti civili, la città tornò così a fiorire culturalmente e artisticamente; in quel periodo fu ricostruito il Palazzo dei Consoli. Salvo brevi interruzioni per le signorie dei Malatesta e di Cesare Borgia, la città rimase ai Montefeltro fino al 1508 quando subentrarono, nel dominio della città, i Della Rovere, che lo tennero fino al 1631 quando, con la morte di Francesco Maria II Della Rovere, ultimo erede della casata, tutti i beni e tutti i feudi passarono, come da volontà testamentaria, allo stato pontificio. Dell’oculata gestione dei Montefeltro e dei Della Rovere danno conto queste carte, illuminando un periodo e una società che sulla giustizia equamente impartita riponeva il fondamento del suo vivere civile.

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Lotto numero 22, Libri Autografi e Stampe &8211 Asta 127


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